Amantea
I grandiosi ruderi di un castello medievale sovrastano il centro storico di Amantea. Il bel centro storico sovrasta, distaccato, la parte moderna dell’abitato, ed è impreziosito da monumenti, quali la Chiesa di San Bernardino da Siena affiancata dal vicino Convento del XV scolo. Ricco il patrimonio storico e artistico della cittadina, nella quale sono ancora visibili alcuni tratti delle mura di cinta che delimitavano l’antico abitato e i resti del castello svevo. La costa offre splendidi scenari naturali per gli amanti della natura e delle immersioni grazie all’Oasi Blu Scogli di Isca,un tratto di mare protetto e gestito dal WWF, distinto da due faraglioni già conosciuti al tempo di Omero. Degna di nota è la meravigliosa Scogliera di Coreca, composta da un grande scoglio ormai fuori dall'acqua e da moltissimi altri scogli sommersi ed altri che affiorano dalle acque. La limpidezza dell'acqua permette di ammirare anche gli scogli sommersi che costituiscono habitat per molte specie di pesci. La località è caratterizzata da clima mite e la prossimità di mare e montagna rende la città una meta turistica molto ambita.
Vicino ad Amantea, si trova la numerosa frazione di Campora San Giovanni. Il paese contornato da una collina adibita a viticoltura e olivicoltura , offre un colpo d’occhio davvero suggestivo: alla sinistra il Golfo di Lamezia Terme mentre, diritto sulla linea dell’orizzonte, nelle giornate soleggiate, si erge dal mare il vulcano Stromboli col suo pennacchio di fumo. Dal porto turistico di Campora si possono raggiungere in breve tempo le Isole Eolie. Come in tutti gli angoli di Calabria, il folklore è presente nella tradizione del territorio, dalle tarantelle nella festa patronale alle feste minori che sarebbero come bardi che narrano di storie di vita rurale. Il programma degli eventi ludici e religiosi si protrae a Campora San Giovanni nei giorni 1-2-3 di Settembre con la festa di San Francesco di Paola, in un’appendice d’estate che da sempre raccoglie devoti e appassionati.
Belmonte Calabro
Il paese Belmonte Calabro sorge su un terrazzo naturale a 220 mt sul livello del mare, lungo la Strada Statale Tirrenica SS18, tra Amantea e Longobardi, vantando una straordinaria posizione di affaccio sul mare.
Il caratteristico centro storico, ricco di storia, scorci ed angoli suggestivi, arroccato su un'altura, è circondato da mura di cinta, testimonianza di un passato che lascia evidenti tracce.
Belmonte è uno dei centri storici più interessanti e meglio conservati del basso tirreno cosentino. Il paese presenta una struttura tipicamente medievale con le abitazioni addossate le une alle altre, che costeggiano vicoli stretti e tortuosi, residenze signorili che si aprono su piccole piazzette, caratteristici archi medievali, giardini pensili e ripide scalinate che si susseguono in un singolare gioco architettonico. Rinomata è la gastronomia del luogo: vera prelibatezza è il “pomodoro di Belmonte” a forma di cuore di bue, famoso prr la sua bontà, viene definito “la carne dei poveri”. Altra prelibatezza sono le “crocette” con i fichi secchi del cosentino. La lavorazione dei fichi rappresenta ormai da molti anni un fiore all’occhiello nell’economia del paese.
Cleto
Seguendo la statale 18 lungo il litorale tirrenico cosentino da Campora San Giovanni si sale per una decina di chilometri, passando da Marina di Savuto si giunge a Cleto per scoprire architetture scavate nella pietra e paesaggi a guardia del cammino che unisce ancora la costa tirrenica con Cosenza. Stradine strette, angoli suggestivi, resti di mura e piccoli giardini che ci appaiono oltrepassando qualche arco costruito in pietra. Il centro storico si estende attraverso un percorso che a gradoni, facendoci scoprire angoli uno più bello dell’altro, ci riempie di emozioni e ci conduce sempre più verso il Castello di Cleto. Una struttura a pianta quadrangolare, con due possenti torri ed un percorso interno che ci conduce alla scoperta di questo magico tempio del passato. La storia lo racconta come presidio militare a guardia di quel percorso che univa, e unisce ancora, la costa tirrenica con la città di Cosenza: esso era anche un luogo di sicuro rifugio per quei viandanti che attraversavano queste terre. Dal 2011 d’estate ha luogo il Cleto festival, un evento organizzato per far rivivere l’antico borgo medievale e di promuovere la cultura calabrese tramite la musica, il teatro, l’arte, la fotografia, e tanto altro, i luoghi ormai dimenticati e abbandonati, ma pieni di storia e tanto da raccontare.
Fiumefreddo Bruzio
Viaggiando lungo la strada statale 18, tra Paola e Amantea, non si può fare a meno di rimanere colpiti dall’incantevole altura rocciosa, che custodisce il piccolo borgo di Fiumefreddo Bruzio; situato su una propaggine del Monte Cocuzzo, mette in collegamento il lido di Fiumefreddo con Cosenza e offre la possibilità di fare delle soste panoramiche tra la genuinità degli odori e dei colori di una macchia spiccatamente mediterranea e l’azzurro del mare. Un particolare fascino ci attira in questo luogo, percorrendo con entusiasmo la stradina che ci porta fino al paese si scorge la Statua del Cristo che a braccia aperte sembra invitarci a proseguire e ad scoprire le meraviglie di Fiumefreddo Bruzio. Nel 1536 il Castello di Fiumefreddo venne abbellito secondo i canoni estetici dell'epoca e furono costruite, le mura di cinta del paese, e due torri chiamate Golette. Negli anni ’70 dimorò a lungo a Fiumefreddo il pittore siciliano Salvatore Fiume. L’artista, affascinato dal luogo, volle lasciate la sua impronta nel superbo centro storico. Nel 1975 si offrì gratuitamente di rivitalizzare il centro storico del paese. Tra il 1975 ed il 1976 dipinse alcune pareti interne ed esterne del castello, nel 1977 la cupola della cappella di San Rocco. Negli anni ’90 collocò una statua di bronzo nelle due piazze cittadine straordinari affacci sul Tirreno.
Fuscaldo
L'attuale territorio di Fuscaldo risulta popolato fin da epoche remote. La collina dove sorge il centro storico, già difesa per natura, costruì da punto di riferimento della popolazione fin dalla guerra greco-gotica. Appena si entra nel centro storico, si possono ammirare le vestigia di un glorioso ed antico passato. I vicoli e le pietre, i cortili e i maestosi palazzi con i loro meravigliosi portali, affermati elementi di studio e di ammirazione.
Longobardi
Longobardi si estende tra il mare e la montagna in una verde distesa di macchia mediterranea, il caratteristico centro storico è situato a circa 300 metri sul livello del mare. Il toponimo "Longobardi" deriva dal fatto che nella zona c'era il confine tra il Ducato di Benevento e i possedimenti bizantini della Calabria meridionale, e il paesino venne fondato a quanto si dice dal Re longobardo Liutprando. Poco più a valle di Longobardi, sul mare, verso Belmonte, esiste una località denominata Tarifi: lì forse vi era, a quanto farebbe pensare il toponimo, una dogana di confine. L'abitato passò alterne vicende nel Regno di Napoli, per poi divenire un Comune del regno d'Italia dal 1861 e passare alla Repubblica nel 1946.Dallo studio etimologico di vocaboli e toponimi longobardesi, e da altri fatti, si desume che il paese sia stato fondato da profughi da Thourioi nel 204 a.C., minacciata e poi distrutta da Annibale. Da notare la Chiesa di San Francesco, la Collegiata, e alcuni Palazzi nelle vie centrali, fra questi spiccano Palazzo Pellegrini con il suo magnifico scalone e lo stemma nobiliare affrescato che sovrasta la corte e Palazzo Preste donato da tale famiglia al Comune per utilizzo civico. Il centro storico è decorato da numerosi murales realizzati da svariati artisti.
Nocera Terinese
Un piccolo poggio sulla valle del fiume Grande domina una campagna di ulivi e vigne conosciuti per la qualità di frutti: Nocera Terinese (CZ) si adagia sulla collina con una struttura urbana a gradinata. L’abitato odierno di Nocera, dominato dai resti di un convento sorto a sua volta su un castello normanno, ingloba alcuni edifici religiosi interessanti come la Chiesa di San Francesco, con tracce di affreschi e gli altari di tufo in stile rinascimentale, o la Chiesa dell’Annunziata, dalla facciata in pietra decorata. L’area di Nocera è rinomata per i “Vattienti”. Il Sabato Santo a Nocera Terinese è il giorno di penitenza e purificazione, mentre la processione della Pietà visita i Sepolcri colorati di germogli, gruppi di vattienti in maglietta e pantaloncini neri girano per la città legati da una corda agli “acciomu”. Quest’ultimi sono figuranti che rievocano l’Ecce Homo e reggono una croce di listelli di legno avvolti in bende rosse. Una corona di spine invece cinge il capo dei vattienti, i “flagellanti calabresi” che si infliggono sulle gambe scoperte coli di “cardo”, un disco di sughero con 13 vetri conficcati. Il sangue, simbolo di espiazione, è versato sugli usci di parenti e amici e sul sagrato della Chiesa, in un rituale che culmina nell’incontro con il simulacro dell’Addolorata. I flagellanti di Nocera Terinese non costituiscono una confraternita religiosa, non si battono per protestare contro una società misera e malcontenta. Si battono per voto che si adempie per ottenere una grazia o perché l’hanno già ottenuta. Il voto viene sempre fatto per ragioni familiari ed è essenziale per il flagellante compierlo, anche a costo di grandi sacrifici.
Paola
La fama di Paola, lungo la costa tirrenica cosentina, è strettamente legata a Francesco d’Alessio, che nel’400 fondò l’ordine dei Minimi. La figura del Santo è rievocata nello stemma cittadino, nella monumentale porta di accesso della città a lui intitolata, nella casa natale trasformata in oratorio nel XIX secolo e soprattutto nel santuario alle porte dell’abitato, meta di migliaia di pellegrini che giungono da ogni parte d’Italia. Il santuario è a due navate. In una sono visibili gli archi e le volte ogivali originari e un affresco raffigurante il Taumaturgo. La cappella del 1595 conserva le reliquie. Il chiostro quattrocentesco con volte a crociera dal quale si passa al convento dei Minimi. Un itinerario nei luoghi dei miracoli: la Fornace del miracolo, dove il frate fece sorgere dalle fiamme l’agnello Martino; la Cucchiarella, una sorgente dove l’acqua mantiene sempre lo stesso livello; il Ponte del diavolo; la Grotta del santo; il Macigno pendolo bloccato in bilico da san Francesco mentre stava precipitando. Suggestiva festa Patronale dall’uno al quattro maggio di ogni Anno. Di un certo interesse anche la chiesa di Sant’Agostino, con un portale ogivale in pietra della fine del Quattrocento, e la chiesa della Santissima Annunziata.
In alto sono ancora visibili i resti del Castello aragonese che domina la cittadina.